dall'Archivio

Grazia Nidasio di Walter Fochesato

Grazia Nidasio (9 febbraio 1931 – 24 dicembre 2018), illustratrice e fumettista italiana, ci ha lasciato nella notte della Vigilia di Natale. La ricordiamo pubblicando online un articolo di Walter Fochesato dal nostro archivio, scritto in occasione della copertina firmata dalla mamma della Stefi e di Valentina Mela Verde per il n. 200 di Andersen – febbraio 2004. Nel 1987 ha ricevuto il Premio Andersen Miglior autrice completa dell’anno. Nel 2001 ha ricevuto una menzione speciale con  la seguente motivazione: “Per aver rinnovato il linguaggio dell’illustrazione per l’infanzia in Italia, per la vivacità e la freschezza del segno, per la capacità di interpretare il testo.”

Ho radunato una piccola pila di albi e albetti per l’infanzia, uno o due libri illustrati, qualche  testo per la scuola elementare, una ventina di cartoline (c’è ad esempio una serie completa con bambini e segni zodiacali). Opere di una Nidasio giovane, forse giovanissima, dove – fra ingenuità e piacevolezze – il segno si muove ancora dentro i recinti degli stereotipi figurativi degli anni ’50. Ma ecco, poco dopo o parallelamente, iniziare la collaborazione con il “Corriere dei Piccoli”, destinata a durare per più di un trentennio. Ecco, val proprio la pena sfogliare quelle annate lontane perché là dentro c’è, a cercarlo, a saperlo leggere, il segreto dell’arte di Grazia Nidasio. Anche guardando i disegni al tratto destinati ad illustrare rime e racconti, sovente non esaltanti, trovo, per quel momento, un elemento nuovo, direi quasi dirompente. Coscientemente, talvolta prepotentemente, forzando gli stessi testi, quasi facendosene beffe, l’infanzia ritorna sulla scena, così com’era accaduto nella breve stagione tra la fine della prima guerra mondiale e la metà degli anni ’20.  Grazia, così come avevano fatto i Cambellotti, i Terzi, i Pinochi, ritrae con segno nitido e veloce bambini veri che mangiano, giocano, ridono, piangono, si arrabbiano fuori dalle viete convenzioni dell’imperante perbenismo di allora.

walter fochesato campanile scocca

Interni del libro Il campanile scocca la mezzanotte santa di Walter Fochesato (Interlinea) – A sinistra un disegno di Raul Verdini per il Pioniere; a destra Grazia Nidasio sul Corriere dei Piccoli.

Dunque, rendendosi conto che l’egemonia del realismo “consenziente” soffocava o condizionava straordinari talenti, contribuisce in modo per più versi decisivo al suo, lento faticato superamento, scalzandone dall’interno l’egemonia.  Insomma, precisando meglio quel che prima accennavo, caduto l’alibi del consenso, strappato il velo dell’ideologia, resta la capacità, ricca di sorridente ironia, di rappresentare la quotidianità infantile, accompagnandola lungo il corso dei decenni, senza perdere smalto e vigore, registrando mutamenti politici e sconquassi sociali, innovazioni e riflussi. Ed è, appunto, quel che Grazia ha continuato e continua fare. Ben pochi sono gli illustratori capaci come lei di rappresentare bambini e ragazzi di ieri e di oggi.  Penso a Valentina Mela Verde o a La Stefi: non posso che rimpiangerne la mancanza. Cosa avrebbero da raccontare oggi le due sorelle, in tempi di crac e Parmalat, distruzione della scuola pubblica e dell’ambiente, scempio della legalità e ricorrenti censure televisive? Quali sarebbero gli sferzanti commenti di Stefi dinnanzi all’abolizione del Tempo Pieno?

Grazia Nidasio, Alibella dal Corriere dei Piccoli (1954)

Attorno alla metà degli anni ’50 appaiono i suoi primi personaggi. Sono ancora le tavole classiche del “Corriere dei Piccoli”, quelle nate nel dicembre del 1908 con le vignette e  gli ottonari. Si muovono in un territorio prevalentemente urbano, ma la loro origine è indefinita; sulle ali della fantasia hanno poteri fuor dal comune che spendono, nella quotidianità, in buone azioni edificanti. Il meglio si trova quindi nelle figure della Nidasio. Alibella è una bimbetta alata e paffuta, gaia ed ingenua ma non priva di sagacia e ribellioni. Il viso tondo e ridente, i capelli biondi tendenti al rosso, perennemente spettinati, le gambotte e le braccia scoperte sono felicemente lontanissime dagli stereotipi edificanti e catechistici di una Cenci Soffiantini e dalle maliziose ambiguità di una Maria Pia Tomba. Gelsomino poi è un ladro buono dalle straordinarie capacità, sempre dedito a piccole e rasserenanti opere di bene. E Grazia come ce lo raffigura? Dinoccolato, ironico, beffardo, alto, esile, le scarpe a punta, una striminzita giacchetta rossa sopra alla  maglietta gialla a righe nere. E giallo è anche  il berrettuccio a visiera che calca perennemente in testa, come nera è la sottile  mascherina che gli copre il volto. Come non pensare, con una siffatta caratterizzazione, ai feuilletons  e agli invincibili affascinanti delinquenti alla Fantomas o all’Arsenio Lupin? Perché, attenzione, già allora Grazia affina, con cura e con metodo,  le sue doti di una narratrice completa, capace con uguale fervore e precisione di parlarci con piccoli tocchi di esattezza dell’oggi o di un Ottocento amato e più volte evocato e perfettamente ricostruito. Talché il suo segno così brioso e vivace ma al tempo stesso colto e netto, la propensione alla “messa in costume” mi fa pensare all’alto magistero di un Gustavino.

Gelsomino di Grazia Nidasio dal Corriere dei Piccoli (1954)

Per me, non paia azzardato, è proprio dall’eleganza trasandata di Gelsomino che nasce poi, anni più tardi, il Dottor Oss. Una riscrittura e rivisitazione densa, colta, allusiva del mondo verniano, dei suoi scienziati – inventori ai confini del superomismo. Giacché, a ben vedere, Oss rimane uno dei personaggi più forti ed incisivi (costantemente tenuto sotto controllo dall’ironia) del secondo dopoguerra. E non sarebbe male che a qualcuno venisse l’idea di riproporlo oggi, in albo. 

Il Dottor Oss di Grazia Nidasio

Valentina nasce invece sul finire degli anni ’60 e per contenuti e grafica dialoga costantemente con gli umori contrastati e contrastanti di allora. Fumetto dopo fumetto, tavola dopo tavola, alle bambine e alle ragazzine di allora si forniva una finestra aperta (e ventosa) sul costume e le politiche sociali. Implicitamente, però, si definivano e precisavano, con acutezza e libertà,  i territori della crescita, della presa di coscienza di sé e del mondo. Non certo a caso il tratto dell’autrice si rendeva vieppiù perentorio e definito ma con raro equilibrio (nel rifarsi a certe cadenze pop o nel citare i disegni di moda per “L’Espresso” di Brunetta) diventava al contempo ancor più leggero e intrigante.

Spaziando dal fumetto alla divulgazione, dalla vignetta satirico – umoristica all’illustrazione, dalla pubblicità al disegno animato, giungo all’oggidì. Della Nidasio ho parlato tante volte in questi anni, vorrei però ribadire che ha mantenuto e semmai rafforzato la medesima inesausta, fervida, consapevole leggerezza, il brio inventivo, il tocco modulato ed elegante, il signorile distacco che non cela però passioni e partecipazione civile.

Si aggiunga, elemento determinante, la rara capacità di entrare in sintonia con un testo e con un autore. Ed il bello è proprio questo. La lezione di un grande Maestro capace, nel tempo, di rendersi riconoscibile ma anche di rinnovarsi continuamente in virtù degli stimoli offerti dagli autori (straordinario il suo rapporto con la scrittura a lei così congeniale di Donatella Ziliotto) e di apparirci quindi sempre fresca, giovane, attuale. 

Articolo di Walter Fochesato pubblicato su Andersen n. 200 – febbraio 2004